Gli ispettori Asl stanno sentendo tutti i lavoratori del negozio di Prato.
Tutto parte dal riconoscimento della malattia professionale a una venditrice
PRATO. Aveva crisi di panico, non riusciva più a dormire e quando incontrava il proprio direttore cominciava a tremare. Durante i colloqui con i medici, se si accennava al suo impiego, non riusciva a stare ferma sulla sedia presa da uno stato di agitazione incontrollabile. È andata in malattia e con una visita effettuata dai medici della Medicina del lavoro di Pisa, richiesta dall'Inail, le è stata riconosciuta la malattia professionale.
La vicenda dell'addetta alle vendite si è conclusa con il licenziamento per il superamento del periodo di malattia e, ad oggi, con una mancata denuncia nei confronti del datore di lavoro. Il caso ha fatto però aprire un'indagine del dipartimento di prevenzione dell'azienda sanitaria di Prato per verificare se c'è realmente un legame tra la malattia e la condizione del lavoro (di fatto se ci sono responsabilità aziendali) e se, oltre al suo caso, ci sono situazioni analoghe nel negozio. I tecnici dell'Asl che hanno sentito uno per uno i lavoratori del centro commerciale, si tratta di Mondo Convenienza, vogliono vederci più chiaro. L'inchiesta è in corso.
«Al momento la denuncia per mobbing è ferma ma sarebbe stato difficile trovare testimoni tra i colleghi che ancora lavorano lì» commenta l'avvocato della donna, Alessandro Gattai che aggiunge come la documentazione raccolta dall'Asl potrebbe però dare nuovo impulso alla vicenda della sua assistita.
E anche i sindacati sono sul piede di guerra. La situazione di disagio è, in base a quanto risulta alla Cgil, particolarmente diffusa. Tutto nasce dall'esigenza del centro commerciale di molta flessibilità da parte dei lavoratori tanto che questi, in linea generale da tempo, denunciano condizioni di lavoro difficili. Turni ritenuti massacranti, un'organizzazione che cambia continuamente e di conseguenza l'impossibilità di organizzarsi con gli impegni di famiglia. Il numero di giorni di malattia è più alto della media.
Sabato scorso i sindacalisti della Filcams Cgil hanno incontrato i lavoratori del centro di Capalle per capire meglio quale sia la situazione. Un incontro che arriva dopo incontri individuali con i lavoratori e con i loro rappresentanti aziendali e per la sicurezza. L'obiettivo è cominciare a migliorare le condizioni di lavoro. «L'ambiente lavorativo in cui operano, soprattutto per quanto riguarda i venditori - spiega Simona Baldanzi rappresentante dei lavoratori per la sicurezza della Filcams Cgil - è caratterizzato da forti pressioni psicologiche e forme di controllo insistenti che hanno provocato in molti dipendenti stati di stress emotivo quali ansia, tremori, nausea, cefalee, insonnia, attacchi di panico, tachicardia, dermatiti, pianto nervoso. Abbiamo capito che tali condizioni di disagio e salute precaria dei lavoratori sono dovuti a richiami verbali e scritti aggressivi, controlli intensi e quasi ossessivi, mancanza di autonomia, eccessivo carico di lavoro, mancanza di misure volte alla conciliazione di tempi di lavoro, tempi di vita e carichi familiari, mancanza di accurata gestione dei turni con festivi e chiusure a girare, mancanza di attenzione alla gestione dei cambi di personale a fine turno con conseguenti straordinari di fatto resi strutturali».
«In poche parole, per fare prevenzione e per promuovere benessere e salute e sicurezza in questo luogo di lavoro come in tanti altri - aggiunge Baldanzi - è necessario agire sull'organizzazione del lavoro, sui turni, sulla capacità di ascolto. Non si tratta di ingerenza sull'attività dell'azienda: è una visione vecchia. Deve essere chiaro a tutti che ne va della salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori».
Del resto conclude Baldanzi «capisco che lo scatto culturale da fare è molto alto: Prato quando sente parlare di prevenzione pensa ai telai, alla sicurezza di impianti e dei macchinari. Sacrosanto, ma qua bisogna pensare che anche le teste si guastano, che la salute e il benessere non significano solo non farsi male fisicamente e che la prevenzione in termini di stress di lavoro correlato riguarda il futuro del mondo del lavoro».
Mondo Convenienza contattato nei giorni scorsi al momento non ha rilasciato dichiarazioni sul caso. Al di là di ciò che produrrà l'indagine dell'azienda sanitaria la vicenda di Mondo Convenienza è indicativa di una situazione difficile che coinvolge molti lavoratori del settore dei servizi e del commercio. Non solo delle grandi aziende ma anche delle più piccole che alla luce di orari di
apertura più flessibili e di una concorrenza aumentata chiedono più sforzi ai propri dipendenti che, un po' per la crisi che vive il territorio e quindi della difficoltà a trovare eventuali nuovi impieghi e un po' per la precarizzazione dei contratti, si ammalano sempre più spesso di lavoro.