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Oggetto: Ore di frequenza obbligatoria per i partecipanti ai corsi di formazione per Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), di cui all’art. 37, co. 11, del d.lgs. n. 81/2008. Seduta della Commissione del 29 maggio 2023.

Commissione per gli interpelli in materia di salute e sicurezza sul lavoro (Articolo 12 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81)

La Regione autonoma della Sardegna – Assessorato dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale, ha avanzato istanza di interpello per conoscere il parere di questa Commissione, in merito:
“all’obbligo di frequenza, per i partecipanti ai corsi di formazione per RLS, del 100% delle ore minime stabilite dall’art. 37 D.Lgs n. 81/08 c. 11: La durata minima dei corsi è di 32 ore iniziali” e, in particolare: “(...) se la frequenza al corso di formazione obbligatoria per RLS deve rispettare
pedissequamente quanto previsto dalla norma senza ammettere alcuna assenza, o se, per similitudine con i corsi di formazione per altre figure della sicurezza, può essere ammessa l’assenza del 10% rispetto alla durata minima del corso di 32 ore stabilita dal d.lgs. n. 81/2008”.
Al riguardo, premesso che:
- l’articolo 37, del decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008, rubricato “Formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti”, al comma 1, prevede che: “Il datore di lavoro assicura che ciascun lavoratore riceva una formazione sufficiente ed adeguata in materia di salute e sicurezza,
anche rispetto alle conoscenze linguistiche, con particolare riferimento a:

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Sentenza Cass. Civ., Sez. Lav., sent. 15 settembre 2006 n. 19965


Nel sistema delineato dal decreto legislativo 19 settembre 1994 n. 626 [ora D.Lgs. 81/08, n.d.r.], la funzione di responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi (RSPP), designato dal datore di lavoro (art. 2, lett. e), e quella di rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS)  (art. 2, lett. f) non sono cumulabili nella stessa persona.
Il responsabile del servizio di prevenzione e protezione è un soggetto che rappresenta il datore di lavoro nell’espletamento di un’attività che questi, in determinati casi, potrebbe svolgere personalmente (art. 10 del d.leg.vo n. 626 ed all. I); esercita quindi prerogative proprie del datore di lavoro in tema di sicurezza del lavoro; contribuisce a determinare gli oneri economici che il datore di lavoro deve sopportare perché il lavoro in azienda sia e rimanga sicuro, atteso che le misure relative alla sicurezza non devono comportare oneri finanziari per i lavoratori
(art. 3, comma 2 [ora art. 15 D.Lgs. 81/08, n.d.r.]).

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Sentenza

Morte sul colpo per la caduta del ramo potato:
l’adozione di un adeguato sistema di recinzione dell’area avrebbe evitato l’evento.

Cassazione Penale, Sez. 4, 10 febbraio 2023, n. 5714

 

La Corte d’appello ha confermato la sentenza di condanna del titolare della ditta individuale in ordine al delitto di cui all’art. 589 commi 1 e 2 cod. pen. per avere nel corso del lavori di potatura di alcune piante presenti all’interno del giardino di una famiglia cagionato la morte di un componente della stessa.
L’infortunio è stato ricostruito nelle sentenze di merito nel modo seguente: l’imputato stava effettuando, per incarico del capofamiglia, lavori di potatura di due cipressi nel giardino familiare con la tecnica del tree climbing, consistente in una arrampicata che consente di accedere alla chioma dell’albero e di passare tramite imbracatura da un ramo all’altro. Operando imbracato a sei metri di altezza, aveva iniziato a tagliare un ramo tirato con una fune da terra dal capofamiglia, a cui lo stesso imputato aveva chiesto di collaborare, a taglio ultimato il ramo era caduto a terra e impattando sul terreno dalla parte della chioma era rimbalzato colpendo al capo mortalmente un componente della famiglia che si trovava nella zona del giardino ove erano in corso le operazioni di potatura.
Nei confronti dell’imputato sono stati individuati, quali addebiti di colpa, la negligenza e l’imprudenza, per essersi fatto aiutare nella lavorazione dal capofamiglia, privo di formazione e di adeguate conoscenze per quel tipo di lavoro, e la violazione delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ed in particolare degli artt. 109 e 116 primo comma lett. e) del d.lgs. 9 aprile 2008 n. 81 per non aver preso le misure necessarie e idonee ad impedire l’avvicinamento di persone estranee alla zona di pericolo interessata dai lavori, quali in particolare la delimitazione della zona con transenne ovvero con nastro segnaletico.
Avverso la sentenza ha proposto ricorso l’imputato con il proprio difensore.

Il ricorso deve essere rigettato.

Sottocategorie

Le normative in vigore a livello della legislazione regionale